Pasqua

In Grecia la Pasqua è la festa religiosa più importante e vissuta con più partecipazione dai fedeli. Accanto ai riti religiosi, però, si svolgono anche tradizioni “pagane” che si tramandano da secoli e coinvolgono un po’ tutta la popolazione, a partire dai bambini.
La data della Pasqua ortodossa non sempre combacia con quella della Pasqua cristiana – è infatti diverso il modo di calcolarla. Per la chiesa cristiana, che segue il calendario gregoriano, Pasqua viene fissata di anno in anno nella domenica successiva alla prima luna piena (il plenilunio) dopo all'equinozio di primavera (il 21 marzo). La chiesa ortodossa segue invece il calendario giuliano differisce di tredici giorni rispetto a quello gregoriano, ma succede che le due date coincidano (come accade con la Pasqua 2010).

Una tradizione prettamente greca della Pasqua è quella di colorare e decorare le uova di rosso. La scelta del colore si rifà ad un’antica leggenda secondo cui Maria Maddalena, dopo essere stata al Sepolcro di Gesù e avendolo trovato vuoto, si recò dove erano riuniti i discepoli e annunciò loro la straordinaria notizia. Pietro, però, incredule le disse: “Crederò a quello che dici solo se le uova che hai nel paniere diventeranno rosse”. E subito le uova si tinsero di un rosso intenso. Il rosso è inoltre il colore del sangue di Cristo, della festa e un modo per tenere lontano il male.

Le uova rosse vengono poi decorate con cera sciolta: uccellini, fiori, forme astratte. Molto importane è il cosiddetto “uovo della Madonna” ovvero il primo uovo che viene colorata in una casa e che viene messo nell’iconostasi della casa (tutte le case in Grecia hanno un luogo con un’icona della Madonna e un altarino a scopo di preghiera).
Le celebrazioni della Pasqua sono precedute da sei domeniche di Quaresima, in cui si recitano preghiere particolari, la liturgia ha una propria specificità e i fedeli osservano particolari privazioni soprattutto alimentari - possono essere mangiati soltanto alimenti naturali, niente carni, latticini, pesci, o pollame.

La domenica che precede Pasqua, la domenica delle Palme, è dedicata a Lazzaro. Il venerdì i ragazzini si adoprano per decorare dei cestini con fiori e bacche selvatiche, il sabato precedente la festa, indossati gli abiti locali tipici, girano di casa in casa cantando le canzoni tradizioni “kalanda” (canti tipici delle feste greche che si cantano accompagnati da tamburelli flauti e fisarmoniche) per Lazzaro ricevendo in cambio piccole offerte in denaro, frutta o altre cose semplici. Le canzoni celebrano la Resurrezione di Lazzaro, come episodio preliminare per la Resurrezione del Cristo.

La domenica delle Palme viene chiamata “giorno della vita e della morte” ed è il primo giorno della Settimana Santa i cui si cucinano solo piatti a base di pesce. Questo giorno viene detto “ton Vaion” che deriva da palma (vaghià) e ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme tra le palme festanti dei fedeli. Si usa anche addobbare le chiese con palme, mentre dopo la liturgia il sacerdote benedice e dà ai fedeli croci di palme che collocheranno vicino alle figure sacre nelle proprie case per essere protetti tutto l'anno.

In varie città della Grecia durante la Domenica delle Palme si svolgono processioni molto particolari, come quella di Corfù che porta in giro per la città, addobbata con panni rossi stesi alle finestre di tutte le case, le Venerabili Spoglie di Agios Spyridion. È una tradizione che risale al 1630 in ricordo della peste che colpì la città nel 1629.
Durante i primi tre giorni della Settimana Santa (da lunedì a mercoledì) in molte parti della Grecia non si mangia nulla e solo la sere si beve dell’acqua. In altre città., invece, si smonta il telaio della tessitura, oppure non ci si lava con il sapone. Il mercoledì solitamente la casa viene pulita da cima a fondo, mentre nel pomeriggio ci si reca in Chiesa per la “Sacra Unzione” ("efcheleon").

Il Giovedì Santo iniziano le vere e proprie celebrazioni pasquali. È il giorno in cui si colorano le uva di rosso e si preparano i “Koulorakia”, dolci tipici della Pasqua greca che sono impastati con differenti essenze, decorati con frutta secca e con figure varie fatte con lo stesso impasto (campane, campanelle, canestri, cestini, archetti, ovetti e "Lazzari", cioè figure dove risaltano le mani, i piedi e la testa). In serata, dopo la liturgia dei Dodici Vangeli, in cui il momento culminante è il “Niptiras” (Lavabo), le ragazze adornano l’Epitaffio, la bara che ospiterà il corpo di Cristo per la Deposizione, con ghirlande di fiori bianchi.

Le tradizioni variano poi da città a città. Ad esempio a Kalymnos nel primo pomeriggio gli isolani si riuniscono per preparare con stracci e paglia il fantoccio del Giuda, che verrà appeso all’esterno della chiesa e resterà cosi fino a mezzogiorno del Sabato Santo, quando sarà bruciato tra urla e insulti sino al momento del suono delle campane per la Prima Resurrezione.
Il Venerdì Santo è il giorno del riposo e del digiuno, nonché il giorno del lutto. In Chiesa, la sera, si celebra il Vespro (”Esperinos”) e dopo la funzione inizia la processione funebre dell’Epitaffio, la bara con il simulacro di Cristo, ricoperta di fiori, che viene portata in processione per le vie della città. Degli stendardi e una Croce precedono la bara, seguita dalla banda che suona la marcia funebre, i sacerdoti cantori, il clero, le portatrici di profumi (“myrofores”), bambini che portano le immagini dei cherubini (“exapteryga”) e i fedeli. Lungo tutto il percorso, i fedeli gettano fiori ed aromi profumati e tengono in mano una candela accesa.

Anche per il Venerdì le celebrazioni si arricchiscono di tradizioni locali che variano di città in città. Ad Atene, ad esempio, un fantoccio del Giuda, che era stato precedentemente appeso su una barca al porto, fatto bruciare dopo la processione. In pochi minuti la sagoma brucia e cade interamente a mare: è il momento degli auguri dei fedeli.
Il Sabato è il giorno di preparazione per la grande festa che inizia a mezzanotte con la celebrazione della messa e l’annunciazione festosa della Resurrezione di Cristo. Durante la funzione ogni fedele ha acceso una candela di buon auspicio che deve portare a casa ancora accesa. Prima di entrare a casa i fedeli fanno una croce con il fumo della candela sull’infisso superiore della porta d’ingresso, accendono il lumicino che hanno innanzi alle immagini sacre o dei cari, mantenendolo acceso tutto l’anno sino alla prossima Resurrezione. Fatto questo si può consumare la tradizionale cena a base di uova rosse, zuppa "maghiritsa" (interiora di agnello tagliate piccolissime e bollite con cipolla, aneto e riso e condite con una salsa di uovo e limone: avgolemono), “koulourakia” e “tsourekia”.

La Domenica di Pasqua si mangia l’agnello allo spiedo (“ovelias”), la cui cottura assume le sembianze di un vero rito. È un’usanza antichissima che risale all’epoca in cui un incendio casualmente bruciò molti animali, così come raccontato da Omero nelle sue opere in cui si descrivono anche i lauti banchetti a base di carne arrosto che si facevano dopo il sacrificio agli dei.
Il giorno di Pasqua in tutta la Grecia, i cortili, i campi ed ogni spazio all’aperto vengono occupati dallo spiedo e dai “partecipanti al banchetto”. Le interiora dell’agnello sono già state usate per la zuppa del giorno precedente, la tradizionale “maghiritsa”, oppure vengono fatte sempre allo spiedo per il “kokoretsi”.

Gli uomini, seduti davanti agli spiedi disposti in fila l’uno dietro l’altro, si alternano nella lunga fase della cottura sin dalle prime ore del mattino, tra canti e balli della tradizione. È usanza ancora oggi indossare i costumi tradizionali locali.
Il lunedì e il martedì che seguono la Pasqua sono ancora giorni di festa, che solitamente si festeggiano con gite fuori porta, scampagnate e manifestazioni locali.