Civiltà Minoica

Questa civiltà è stata praticamente sconosciuta fino agli inizi del 1900, quando l’archeologo britannico Arthur Evans, lavorando sull’isola di Creta, portò alla luce i resti di una delle più fiorenti civiltà del Mediterraneo. Anche il nome “Minoici” fu attributo dallo stesso archeologo, e deriva dal mitico re Minosse – non si sa come questi primi usavano chiamarsi.
Grazie alla posizione strategica che l’isola di Creta occupa nel Mediterraneo, la navigazione diventa una delle attività principali della civiltà minoica tanto che presto riuscirono ad avere un controllo quasi totalitario del Mar Egeo – si parla infatti di talassocrazia minoica.

Inizialmente la navigazione serviva solo per gli scambi commerciali: i minoici importavano soprattutto metalli e gemme preziose ed esportavano prodotti agricoli e artigianali.
I minoici, infatti, coltivavano grano, orzo, veccia e ceci, uva, fichi, olivi; i contadini usavano aratri in legno trainati da un paio di buoi o asini. Anche l’allevamento era abbastanza diffuso: bestiame, pecore, maiali e capre. L’artigianato della civiltà minoica era molto vario: oli profumati ed essenze, prodotti in ceramica, armi in bronzo e tessuti colorati.
I gioielli ebbero una straordinaria varietà nella civiltà minoica, sia per l’uomo che per la donna: forcine ed ornamenti per capelli, orecchini, bracciali e cavigliere, collari e collane di perline. Molto usato era l’argento e le pietre naturali come il cristallo di rocca, l’ametista e la corniola.

Altro simbolo del prestigio della civiltà minoica è la ceramica e l’arte in generale: affreschi, sculture, decorazioni fatte con i colori naturali, oggetti in argilla e osso. Anche l’assetto urbano delle città evidenzia il progresso di questa civiltà preistorica: le strade erano pavimentate in pietra, formate da blocchi tagliati, l’impianto fognario disponibile solo per la classe superiore, le case erano a due o tre piani e avevano il tetto fatto di tegole piatte, intonaco, legno, pavimenti in pietra.
Il commercio marittimo portò lo sviluppo di alcune città - Cnosso, Festo, Mallia e Zakros - in cui sorsero grandi palazzi, che erano centri di governo, ma anche il centro delle attività economiche, con i loro grandi magazzini per la raccolta del cibo, le botteghe artigianali, gli archivi, gli spazi teatrali dove si svolgevano cerimonie pubbliche. I palazzi erano composti di numerosi saloni, stanze, terrazze, scalinate, giardini; non vi erano mura difensive (e per questo non si parla di fortezza); le pareti erano splendidamente decorate con affreschi dai colori vivacissimi che mostrano scene gioiose di vita quotidiana, raffigurata con grande spontaneità e nella quale la natura ha un posto di tutto rilievo.

Nelle città non poteva mancare un teatro: le gradinate sui lati e al centro uno spiazzo dove avvenivano le feste, i giochi a carattere religioso e sicuramente anche eventi sportivi (pugilato tiro con l’arco, corsa). Uno degli spettacoli più amati dai Micenei, doveva essere il gioco con i tori, nel quale i giovani mettevano a rischio la propria vita per compiere evoluzioni sopra la schiena di un toro, come è illustrato in alcuni affreschi rinvenuti nei palazzi.
La concentrazione della ricchezza giocava importante nella società minoica. Nonostante, però, vi erano tre distinte categorie sociali - armatori e burocrati, artigiani e commercianti e infine la classe contadina e la popolazione più povera – sono state ritrovate costruzioni con molte stanza anche nelle periferie delle città a testimoniare quindi una distribuzione equa della ricchezza e l’uguaglianza sociale.

Diverse sono le teorie sviluppate circa il tramonto di una civiltà così ben affermata e sviluppata. Nel 1500 a.C., una terribile eruzione vulcanica si scatenò sulla vicina isola di Thera (oggi conosciuta come Santorini); da qui derivò una terribile onda di tsunami che sommerse completamente Creta e quindi seppellendo la civiltà minoica. Molti studiosi accostano questo episodio al mito di Atlantide e alla sua scomparsa: è diffuso infatti identificare la civiltà minoica con questa città mitologica e quindi anche una fine del genere sarebbe giustificata.
Un altro gruppo di studiosi afferma invece che a causa dell’eruzione vulcanica sull’isola di Santorini, una fitta pioggia di cenere e lapilli caddero su Creta, soffocando la vegetazione e causando, così, la fame della popolazione locale. Un’altra teoria sulla fine della civiltà minoica afferma che l’eruzione di Thera ebbe ripercussioni anche su Creta e sul suo sviluppo, tanto da registrare un indebolimento di cui i Micenei si sono approfittati conquistando facilmente l’isola e inglobando la civiltà minoica.