Sparta e Atene

Sparta e Atene furono le principali città-stato della Grecia che tra il VI e il V secolo a.C. si contesero l’egemonia politica e militare dell’intero territorio greco.
Erano due città completamente diverse che avevano in comune solo l’ambizione di conquista, ma le separava una diversa organizzazione politica, sociale e culturale. Lo scontro tra di loro fu quasi inevitabile.
Secondo la tradizione greca, Sparta esisteva fin dal XIII secolo a.C. come capitale della Laconia, conosciuta come Lacedemone e governata dal re Menelao, marito di Elena e fratello di Agamennone, che governava il regno di Micene. L’invasione dorica, però, pose fine alla civiltà micenea e all’esistenza della stessa Lacedemone.

La “nuova città” di Sparta nacque quindi per sinecismo, ovvero grazie all’unificazione di quattro tribù doriche che si erano stabilite nella zona - Cinosura, Limne, Mesoa e Pitane. Queste tribù erano guidate da due re appartenenti a due diverse dinastie. Nell’VIII secolo, Sparta iniziò ad allargare il proprio territorio annettendo i territori vicini e piano piano cercava di espandersi verso oriente e la costa. Si confrontò quindi con le diverse popolazioni, ma la sua forza militare non tardò a prevalere.
Gli Spartani non tardarono a organizzare la Lega Peloponnesiaca: ovvero un organismo politico che coordinava le alleanze contratte bilateralmente con le maggiori città del Peloponneso (Tegea, Orcomeno, Mantinea, Fliunte, Trezene, Corinto, Sicione). Fu uno strumento essenziale per raggiungere l’egemonia su tutto il Peloponneso, raggiunta tra la fine del VI e l'inizio del V secolo a.C.

Inevitabile era il conflitto con Atene, che invece deteneva il potere nell’Attica. Atene era stata abitata nel Neolitico, ama alla fine della civiltà micenea, essa cominciò anch’essa a comporsi per sinecismo e in età classica era la più importante città del mondo greco.
Atene, al cui origine si lega a molte leggende sulla dea Atena, era composta quindi da piccole tribù governate da un gruppo di aristocratici agrari, ma aveva l’ambizione di arrivare a dominare l’intera Grecia. Iniziò quindi con l’annettere i territori vicini ed estese il suo dominio anche sul mare, formando la Lega delio-attica che comprendeva città stato in tutto il bacino del Mar Egeo. Atene assunse un ruolo guida per l'intera Grecia nelle due Guerre persiane (490 e 480-479 a.C.), causa peraltro di sempre maggiori attriti con Sparta.

Sia Sparta che Atene, infatti, rifiutarono di riconoscere l’autorità dei persiani in territorio greco, quando precedentemente l’imperatore Ciro aveva occupato alcune città-stato elleniche. Una prima spedizione persiana contro le due città fu fermata dagli ateniesi nella Battaglia di Maratona, estendendo il controllo di Atene alla maggior parte della città del Mediterraneo e dell’Egeo che erano state di dominio persiano.
Una seconda offensiva guidata dall’Imperatore persiano Serse fu invece bloccata dagli spartani, che comune vedevano la sua potenza ridimensionata rispetto a quella crescente della rivale Atene.

Ben presto i progetti espansionistici delle due città non furono rivolti più contro i persiani ma si misero l’una contro l’altra. Sparta voleva mantenere il controllo sulla Lega del Peloponneso con il suo sistema oligarchico e la sua società militarista, al contrario della democratizzazione dei territori conquistati che era nei progetti dell’ateniese Pericle.
Il conflitto scoppia nel 432 a.C. quando Sparta dichiarò guerra ad Atene ed ebbe così inizio la Guerra del Peloponneso che coinvolse gran parte del mondo greco che ne uscì abbastanza stravolto. Il conflitto durò quasi trent’anni, dal 431 a.C. al 404 a.C..

Le ragioni del conflitto non sono solo a livello strategico, ma anche culturale e da sempre le due città erano divise da differenze inconciliabili. Atene, situata al centro delle maggiori vie di comunicazione della penisola greca, era un attivo centro artigianale e commerciale, dotato di uno dei maggiori scali del Mediterraneo, il porto del Pireo; società democratica e tollerante, economicamente salda, era aperta anche alla cultura agli stranieri. Sparta era invece isolata nell'entroterra del Peloponneso, aveva un regime oligarchico, militarista e austero, cosa che trapelava anche dall’architettura della città e dai vestiti spartani. La produzione agricola ed economica era appena sufficiente per la popolazione, conservava ostinatamente la propria costituzione arcaica ed espelleva tutti gli stranieri.

Gli eserciti in campo erano portentosi: Atene contava 300 triremi e le navi degli alleati, 13.000 opliti, 1000 cavalieri, 1800 arcieri, 10.000 cleruchi. Sparta invece schierava 35.000 opliti, 17.000 fanti leggeri, 1000 cavalieri, ma una flotta decisamente inferiore.
Dall'Attica al Peloponneso, all'Egeo, alla Beozia, fino in Sicilia, una lunga serie di incursioni e di battaglie, tormentava l'intero mondo greco in un continuo susseguirsi di vittorie e sconfitte alternate tra le due città. L’estenuante guerra spinse le due città a stipulare, nel 421, una pace di cinquanta anni: la pace di Nicia - chiamata così dal nome del capo della fazione oligarchica ateniese che la sottoscrisse - che stabiliva il ritorno alla situazione anteriore allo scoppio della guerra. Ma la pace non era destinata a durare a lungo e la scena di guerra si spostò in Sicilia, dove vi erano importanti colonie Spartane tra cui Siracusa.

L’armata ateniese sbarcò in Sicilia, ma presto i soldati, esausti e disperati, furono massacrati dagli Spartani e l’impero ateniese iniziò a crollare. Abbattuta dopo mezzo secolo di lotta la potente rivale, Sparta estese la sua egemonia su quasi tutta la Grecia: nel 404 Atene fu costretta ad arrendersi, le mura e le fortificazioni della città e del Pireo vennero abbattute e la flotta fu distrutta. Atene fu quindi costretta ad aderire alla lega del Peloponneso.

Il predominio degli Spartani in Grecia era assicurato soprattutto dalla forza delle armi e dalle guarnigioni militari che controllavano le città più importanti. Ma tutto questo comportava enormi sacrifici per i cittadini spartani, il cui numero continuava a diminuire. Ne approfittò Tebe, la più importante città della Beozia, che decise di ribellarsi alla guarnigione spartana e, dopo alcune disastrose battaglie, nel 362 a.c. Sparta cessò di avere una parte rilevante nella storia greca.